La legge di stabilità - uno strumento con il quale il governo fissa una serie di manovre economiche in ragione delle necessità dello Stato - ha introdotto nel 2016 un nuovo rapporto tra fisco e contribuente, l'avviso bonario: confrontiamolo con gli altri strumenti di esazione. Il ravvedimento operoso Il ravvedimento operoso prevede che un contribuente pentito di avere omesso versamenti dovuti al fisco provveda spontaneamente al pagamento, e questo prima che il fisco si accorga della manchevolezza. Il contribuente pagherà una penale relativamente bassa ed eviterà (forse) l'apertura di contenziosi con il fisco. La cartella esattoriale Con la cartella esattoriale, il fisco aggredisce direttamente, a torto o a ragione, il contribuente intimandogli di pagare somme che ritiene dovute. La cartella è un titolo esecutivo: in caso di mancato pagamento, chi l'ha emessa ha diritto di riscuotere forzatamente il denaro, anche attraverso il pignoramento di beni mobili e immobili. Tipico è il fermo amministrativo dell'automobile con il quale l'ente esattore impedisce al contribuente l'utilizzo di un bene il cui valore è spesso decine di volte superiore al debito, così da spingerlo a pagare quanto dovuto. La cartella esattoriale è uno strumento di riscossione con molti punti deboli dal punto di vista formale ed etico. È possibile opporsi al pagamento di una cartella esattoriale, tuttavia l'onere della prova spetta al contribuente, una situazione contraria alla norma giuridica che prevede che sia chi accusa a dover provare la propria ragione. Inoltre la riscossione coatta attraverso cartella esattoriale ha provocato la rovina di non poche persone: non di rado per un debito di poche centinaia di euro l'ente esattore ha confiscato e svenduto abitazioni e altri beni di grande valore, spesso senza che il contribuente ne fosse a conoscenza (per esempio perché impegnato per lavoro all'estero). E infine, interessi e penali delle cartelle esattoriali superano di gran lunga sia gli interessi legali sia quello che è un ragionevole rapporto tra mancanza e sanzione. L'avviso bonario, cordialità fino a un certo punto Nel 2016 il governo ha deciso di provare a migliorare il rapporto sbilanciato tra fisco e contribuente introducendo uno strumento che si colloca a metà tra ravvedimento operoso e cartella esattoriale: l'avviso bonario. Questo è una notifica che il fisco emette automaticamente quando rileva che non è stato effettuato un determinato versamento previsto dalla dichiarazione dei redditi o IVA. Rispetto alla cartella esattoriale l'avviso bonario non ha valore coattivo e prevede sanzioni ridotte; il contribuente ha tempo 30 giorni per contestarlo, anche telefonicamente in caso di errore puramente formale. Per le somme effettivamente dovute, è possibile pagare con 8 o 20 rate trimestrali a seconda che il debito sia inferiore o superiore ai 5.000 euro. Ciò che indebolisce l'avviso bonario è il fatto che non si tratta di un atto dovuto dall'amministrazione, che può decidere di ometterlo e passare direttamente alla cartella esattoriale quando ritenga di avere assolutamente ragione. In questo senso, quello che avrebbe dovuto essere un elemento di collaborazione amichevole nel rapporto tra Stato e individuo si trasforma in un ulteriore atto arbitrario.
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