L'Italia continua ad essere un paese dove, alcune agevolazioni fiscali, permettono di poter riuscire a definite la penisola come vero e proprio paradiso fiscale.
Uno di questi aspetti riguarda appunto la successione e la donazione, che risultano essere degli aspetti dove il Governo e lo Stato non riesce a mettere mano. Occorre mettere in risalto il fatto che tale tipologia di aspetto è stato discusso dai parlamentari proprio nel corso degli ultimi giorni in merito appunto ad un particolare argomento, ovvero il debito pubblico. Dopo diversi mesi di discussione, nonché alcune direttive che provengono proprio da Bruxelles, sembra che in Italia vi sia il rischio di salassi per eredi e donatori dalla manovra bis, che potrebbe complicare ulteriormente una situazione assai difficile da sostenere all'interno dello stesso paese italiano, definito come un luogo dove i cambiamenti risultano essere fin troppo repentini e poco piacevoli da vedere. La scelta del Governo Per ridurre il debito pubblico occorre che i cittadini sostengano una quantità di imposte superiori rispetto a quelle che già vengono pagate. Questo è un dato di fatto che altro non fa se non rendere maggiormente complicata la situazione. Il Rischio di salassi per eredi e donatori dalla manovra bis è quindi presente e potrebbe cambiare radicalmente la storia del paese: coloro che ereditano o fanno delle donazioni potrebbero quindi trovarsi a dover sostenere una nuova imposta per poter ridurre ulteriormente il debito che il paese italiano ha acceso del corso degli ultimi decenni. Con la bocciatura dell'aumento delle imposte sulla benzina, il parlamento si è trovato costretto a dover trovare un nuovo ambito dal quale ricavare il denaro e pare proprio che questo riguardi appunto la successione e la donazione, che andrebbero intaccate per la prima volta nella storia. Non tutti, ovviamente, sono d'accordo con tale scelta e le polemiche non sono di certo venute a mancare nel corso degli scorsi mesi. La situazione in Italia Oltre cento milioni di euro potrebbero essere recuperati dal paese italiano se si applicasse questa particolare tassazione. Questo è uno dei dati reso pubblico durante le ultime riunioni dei politici italiani, i quali hanno voluto introdurre questo argomento proprio per tutelare il paese stesso. Ma il rischio di una nuova crisi interna del paese, causata appunto da tale decisione, potrebbe essere tutt'altro che piacevole da sostenere. Il Rischio di salassi per eredi e donatori dalla manovra bis sembra quindi essere una certezza che potrebbe ben presto concretizzarsi e rendere meno semplice il vivere in Italia, almeno secondo coloro che risparmiano denaro.
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Una panoramica sugli incentivi per le start up in Spagna
Già da alcuni anni la Spagna ha deciso di cercare di uscire dalla crisi investendo sull'innovazione con una serie di incentivi e agevolazioni dedicati all'industria e alle start up. La crisi economica che ha tormentato l'Europa negli ultimi anni ha lasciato dietro di sé una pesante scia di disoccupazione e di imprese sull'orlo del baratro. Questa situazione nella realtà spagnola era aggravata fino a qualche anno fa dalle lunghe attese e dalle interminabili procedure necessarie per aprire una nuova impresa. Ciò ha portato nel 2013 alla nascita della "Enterpreneurship Law", che mirava a snellire le pratiche per l'avvio di imprese (da 28 giorni a sole 24 ore!) e a fornire incentivi. Grazie a questa nuova mentalità e alle numerose agevolazioni statali la Spagna è diventata una delle realtà più competitive nel panorama europeo per quanto riguarda l'innovazione, con conseguenze favorevoli sull'andamento del PIL. Per questo oggi è particolarmente conveniente scegliere di aprire una start up o un'industria proprio in Spagna. Le start up spagnole prosperano, annoverando tra i settori più redditizi l'hi-tech, il digital, l'ecommerce, le telecomunicazioni e le nuove tecnologie applicate al turismo: la parola chiave è sicuramente ""innovazione"". Un punto importante per chi intende aprire una società è senza dubbio la pressione fiscale. La Spagna assicura un regime agevolato per i primi due anni di attività, con un tasso IRES (imposta sul reddito delle società) del 15 o del 20% a seconda degli utili. Si tratta evidentemente di un tasso assai inferiore a quello italiano. Dal terzo anno in poi il tasso spagnolo è del 20 o del 25%. Inoltre in Spagna è assente l'IRAP (imposta regionale sulle attività produttive, nota anche come la ""tassa sui ricavi"" poiché colpisce il reddito al lordo dei costi e degli oneri). Ma gli incentivi e le agevolazioni offerte dalla Spagna a industria e start up non finiscono qui: - le start up godono di un'aliquota ridotta al 15%; - viene concessa la deduzione del 25% dei costi; inoltre se essi superano la media di quelli dei due anni precedenti, c'è un'ulteriore deduzione del 42% per i costi aggiuntivi; - salvo alcune limitazioni, le imprese titolari di brevetti e segreti aziendali riducono del 60% la base imponibile dell'imposta sulle società. A tutto ciò si aggiungono la possibilità di prestiti partecipativi e la presenza di un importante ""fondo dei fondi"" da svariati milioni di euro per finanziare la crescita delle start up. Il primo programma di co-investimento pubblico a vantaggio delle start up risale al 2012 ed è lo Spain Startup Co-Investment Fund, che ammonta a 20 milioni di euro. Insomma, non c'è da stupirsi nel leggere i dati sui trend di crescita della Spagna: un aumento delle start up di più del 25% nel 2016 (soprattutto nelle aree di Madrid, Barcellona e Valencia), la presenza di aziende leader nel settore dell'innovazione e un enorme afflusso di investimenti stranieri (tanto che, nel 2015, gli investitori esteri hanno partecipato al 73% degli aumenti di capitale delle start up emergenti). Il futuro per le imprese spagnole si prospetta decisamente roseo! |